VERSO IL 25 APRILE, OGNI GIORNO LA STORIA DI UN PARTIGIANO

Apr 22, 2020 No Comments by

_VERSO IL 25 APRILE, OGNI GIORNO LA STORIA DI UN PARTIGIANO_
_Omaggio al Partigiano GINO DONÈ, Patriota_

“Il Partigiano dei due continenti”
Gino Donè nasce il 18 maggio 1924 a Rovarè, in provincia di Treviso. Nato da una famiglia poverissima, riesce comunque a completare gli studi e, appena compiuti i 18 anni, nel 1942, riceve la chiamata alle armi ma, dopo l’8 settembre 1943, con l’Italia “spaccata in due”, senza esitazioni decide di schierarsi con la Resistenza. Da partigiano combatterà nella Missione Nelson, operando fino all’aprile 1945 nell’area della laguna veneta. Nell’immediato dopoguerra riceve un encomio solenne, per volontà del Generale in capo britannico, Harold Alexander e, nel 1947, diviene uno dei fondatori della sezione ANPI della provincia di Venezia.
A causa della disoccupazione decide di emigrare e, dopo aver lavorato in Francia, in Belgio e in Germania, nel 1951, parte per Cuba. Nel 1952, seguendo la ditta per cui lavorava, si trasferisce dall’Avana a Trinidad: qui conosce e sposa Norma Turino Guerra, una delle amiche di Aleida March, legata al gruppo di Fidel Castro e futura seconda moglie di Ernesto Che Guevara. Aleida racconta in una lettera a Fidel del matrimonio di Norma con un ex “Guerrillero italiano” che ha combattuto i fascisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Gino entra a far parte del Movimento 26 luglio, ne diventa tesoriere, e si incarica di portare in Messico i fondi raccolti dal movimento per finanziare l’impresa rivoluzionaria di Fidel Castro.
I volontari, futuri Guerriglieri non avevano una vera esperienza militare; serviva un uomo con esperienze di combattimento, capace di istruire i suoi soldati alla guerra vera, a mantenere la calma sotto una pioggia di proiettili, tra le montagne e le foreste della Sierra cubana. Grazie alla lettera di Aleida, Castro capì che Gino, detto “El Italiano”, era l’uomo adatto. E così Gino diverrà uno degli istruttori militari del Movimento, preparando moltissimi combattenti alla Rivoluzione, e diventerà amico del medico argentino, Ernesto “Che” Guevara. Per volontà di Fidel, Gino farà parte degli 82 Rivoluzionari del Granma che salperà il 25 novembre 1956.
Dopo l’avventuroso sbarco del Granma a Cuba, i combattenti furono dispersi dalle truppe di Batista; “Che” Guevara, colpito da attacco d’asma, era rimasto isolato; Gino Donè tornò indietro a cercarlo, fu in grado di aiutarlo e lo riportò nel gruppo. Dopo la battaglia di Alegria de Pio, i superstiti decisero di dividersi per nascondersi meglio. Gino decise di tornare clandestinamente da sua moglie a Trinidad dove, con l’aiuto di Aleida, organizzò un attentato alla sede del Comando fedele a Batista della Città di Santa Clara. I due dovevano lanciare degli esplosivi ad alto potenziale nelle finestre dell’ufficio ma, per le festività natalizie, la sede era piena di bambini e civili e Gino decise annullare tutto. Dopo il fallito attentato, però, la situazione in città era degenerata pericolosamente: Gino era ormai un ricercato e Fidel gli intimò di allontanarsi dall’isola con la prima imbarcazione disponibile per fuggire, pur se contrariato, negli Stati Uniti.
Nei suoi lunghi anni negli USA non abbandonò mai gli ideali della Rivoluzione e la continuò a servire seppur da lontano.
Nonostante avesse provato più volte a tornare a Cuba, a causa dei problemi diplomatici sorti da quel momento tra Washington e l’Avana, non riuscì in questo intento fino al 1995 quando, grazie ad una temporanea distensione dei rapporti fra i due paesi, fu invitato ufficialmente per celebrare il 39° anniversario dallo sbarco del Granma. In seguito, tornerà a Cuba molte volte: l’ultima nel 2006 per festeggiare i 50 anni dello sbarco del Granma; in questa occasione, è stato immortalato uno degli ultimi incontri tra Gino e Fidel Castro: i due, invecchiati e commossi, si abbracciano e baciano con affetto e stima reciproca.
Gino si è spento il 22 marzo del 2008 a San Donà di Piave. Al suo funerale erano presenti centinaia di persone nonché una delegazione dell’Ambasciata di Cuba da Roma con quattro grandi corone di rose rosse. Una da parte di Fidel Castro, una da Raul Castro, una dall’Ambasciata Cubana e una dai Granmisti sopravvissuti.

OGNI GIORNO UN PARTIGIANO

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