VERSO IL 25 APRILE, OGNI GIORNO LA STORIA DI UN PARTIGIANO

Apr 15, 2020 No Comments by

_VERSO IL 25 APRILE, OGNI GIORNO LA STORIA DI UN PARTIGIANO_
_Omaggio al partigiano FELICE MONTANARI, Patriota_

Un fiore rosso di nome “Nero”.

Aveva 16 anni ed era un umile garzone di barbiere. Chi lo conobbe lo descrive come un ragazzo divertente e allegro, pieno di voglia di vivere. E forse fu proprio questo attaccamento alla vita che lo portò ad unirsi alla Resistenza che si combatteva a Reggio Emilia nell’estate del 1944. Da quel momento in poi la sua vita cambiò e il ragazzino lasciò il posto al guerrigliero, così come i suoi ambienti più cari lasciarono il posto alla durezza della montagna, i suoi nuovi affetti divennero giovani banditi e i suoi strumenti di lavoro, pettine e forbici, cedettero il posto a bombe e fucili. Infine cambiò anche il suo nome per uno nuovo di battaglia: Nero.
La guerriglia proseguiva e a seguito dei continui rastrellamenti il partigiano Nero fu costretto a scendere dai monti. Il 5 gennaio 1945, in un casello ferroviario disabitato tra Poviglio e Boretto, il giovane fu messo a guardia di un capitano tedesco che sarebbe tornato utile per uno scambio di prigionieri. Presto però la situazione cambiò inaspettatamente, probabilmente una spia avvisò i tedeschi della presenza del partigiano con l’ostaggio. In poco tempo Nero si trovò circondato dai tedeschi. Fu lì che dimostrò il suo coraggio e il suo spirito eroico capace di tenere a bada da solo una milizia di almeno trenta persone. Iniziò a lanciare bombe ora dall’una ora dall’altra finestra dando l’impressione di non essere solo. Sparò da più finestre presenti nell’edificio e i suoi nemici furono confusi e intimoriti: come gestire un gruppo partigiano posto in una posizione così strategica? Tale fu la sua audacia che gli assalitori furono costretti a mettersi al riparo e a chiedere rinforzi utilizzando anche ostaggi civili come scudi umani. Fu in quel momento che Nero, avendo finito le munizioni, si ritrovò di fronte ad una decisione. Cadere nelle mani del nemico avrebbe potuto significare tortura e conseguente perdita di lucidità, Nero nella sua integrità etica e ideale non avrebbe mai potuto accettare di tradire i propri compagni di lotta. Fu una scelta sofferta ma necessaria: decise di mettere la lealtà e la libertà davanti alla propria vita. Decise di proteggere la sua gente, di rinvigorire la battaglia. Rifiutando di cadere in mano ai nemici fece un gesto estremo togliendosi la vita con l’ultimo colpo rimasto in canna.
I tedeschi, una volta entrati nel casello, trovarono il corpo del ragazzo disteso vicino ad un camino dal quale spiccava una scritta tracciata con un pezzo di carbone: “Perduto, portate un fiore rosso”.

Guardando gli occhi di questo ragazzo non possiamo rimanere indifferenti. Morire da eroe a 16 anni, quanti lo farebbero oggi per difendere i propri fratelli e il concetto supremo di libertà?

Felice Montanari, il Partigiano, ha deciso di combattere e non tradire.
Grazie Nero. Il tuo esempio, la nostra lotta.

OGNI GIORNO UN PARTIGIANO

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