MANTAKAS? NO KLUCIS

Chissà cosa avrebbe pensato Mikis Mantakas, militante neofascista ucciso negli anni di piombo a Roma, nel vedere sul manifesto della sua commemorazione un’immagine di propaganda sovietica. Già, perché i manifesti con cui sono stati ricoperti i muri in questi giorni a Roma e provincia per la commemorazione di Mantakas non sono altro che una “photoshoppata” di un celebre manifesto di propaganda del 1930 di Gustav Klucis, uno dei maggiori artisti dell’avanguardia costruttivista del XX secolo e della propaganda sovietica del primo periodo staliniano.
“Portiamo a termine il piano di lavori grandiosi” recita l’iscrizione sul manifesto originario, e sotto le mani dei lavoratori sono presenti i volti di operai e contadini, uomini e donne, costruttori della Patria socialista sovietica che sconfiggerà il nazi-fascismo.
Non sappiamo se gli organizzatori della commemorazione siano consapevoli dell’origine di quell’immagine. Probabilmente sì. E non sarebbe una novità. Molti simboli appartenenti alla storia del socialismo ed ai suoi combattenti sono stati utilizzati dalla propaganda fascista e neofascista nell’intento di appropriarsi di un’iconografia cara al popolo e di ripulire così la natura antioperaia e antipopolare, che era il vero volto del fascismo.
Siamo convinti che senza conoscere la propria storia, non si possa avere un futuro altrettanto degno. Per questo motivo da sempre combattiamo questa tendenza e cerchiamo di riappropriarci dei nostri simboli, dei nostri valori e delle nostre bandiere. Ed anche stavolta, vogliamo smascherare quest’operazione. Nella speranza, per il nostro nemico, che non si tratti di una ridicola svista data da una frettolosa ricerca su internet in cerca di ispirazione…